Il mattone in Italia rimane forte nonostante il Coronavirus?

Come vanno gli investimenti nel mattone? Ancora attraenti come prima del Covid?

Gli investimenti immobiliari – è risaputo – sono da sempre i più solidi e attraenti, anche per i piccoli risparmiatori. Ma come vanno le cose in questo settore dopo la pausa forzata di quasi tutte le attività produttive dovuta all’epidemia da Covid 19? Il mattone è forte come prima? Gli acquisti immobiliari continuano a mantenere il loro potere attrattivo verso gli Italiani? Oppure qualcosa è cambiato? Qual è l’andamento dei prezzi? Vediamo insieme le tendenze registrate in questa prima metà anno così particolare.

Le tendenze nelle compravendite post Coronavirus

Secondo i dati divulgati dall’Agenzia delle Entrate, i primi 3 mesi del 2020 mostrano una contrazione delle transazioni immobiliari di ben il 15,5% in confronto allo stesso periodo dello scorso anno. Considerato che si tratta di un trend che ha cominciato a evidenziarsi già in fase pre-lockdown (a gennaio e febbraio, il contagio era pressoché sconosciuto in Italia), c’è da aspettarsi che il calo si sia accentuato con il procedere dei mesi, fino – presumibilmente – a far chiudere il 2020 con circa 100.000 compravendite in meno rispetto al 2019. Almeno stando alle previsioni di Tecnocasa.

Premesso quanto sopra, a poco più di 2 mesi dalla riapertura delle agenzie immobiliari, si evidenzia tuttavia anche un certo fermento. Per prima cosa, coloro che avevano iniziato con convinzione la ricerca di un immobile prima del lock-down, sembrano averla ripresa, adesso, con forse maggiore slancio e fretta di concludere. In secondo luogo, emerge una nuova propensione psicologica all’acquisto, più che verso la locazione. Probabilmente, infatti, proprio l’improvviso piombare in una situazione di forte incertezza come l’emergenza sanitaria di pochi mesi fa, ha determinato in molte persone il desiderio di procurarsi qualche sicurezza. Ecco, allora, che chi intende collocare i propri risparmi – specie se questi non sono illimitati – opta di preferenza per gli investimenti immobiliari piuttosto che per i mercati finanziari, aleatori per definizione e particolarmente suscettibili alle congiunture socio-economico-politiche. Ma le tendenze osservate dagli esperti durante questo primo semestre dell’anno parlano soprattutto di una ricerca di immobili a scopo abitativo, più che per finalità di investimento del capitale. C’è chi cerca la prima casa, per potersi garantire un “tetto sicuro” sopra la testa anche in caso di temporanea disoccupazione, liberandosi dall’ansia di dover pagare l’affitto ogni fine-mese. C’è chi – a seguito delle restrizioni sugli spostamenti extra-nazionali vigenti fino a poco tempo fa – ha deciso di acquistare una casa per le vacanze in una località marittima o montana, da utilizzare per sé ed eventualmente mettere a frutto per brevi periodi dell’anno. E poi ci sono quelli che, magari con qualche sforzo, tentano di accedere a soluzioni migliorative: in particolare, dopo aver sperimentato il confinamento forzato, cresce la richiesta di appartamenti con una buona metratura interna, situati a breve distanza da negozi e servizi e, soprattutto, dotati di un qualche spazio esterno – che si tratti di balconi, terrazzi, piccoli giardini o corti condominiali.

Parlando di prezzi…

Il mercato immobiliare, dunque, sembra essere ancora vivo e pulsante nonostante tutto. Ma cosa succede sul versante dei prezzi? Diversamente da quanto ci si potrebbe attendere, si registra una certa resistenza da parte dei proprietari a ribassare i prezzi di vendita, almeno per quanto riguarda le grandi città. In particolare, metropoli del nord come Milano e Bologna – che già nel 2019 avevano visto crescere le quotazioni in maniera significativa – rimangono pressoché stabili da questo punto di vista. Mentre emerge un “ammorbidimento” delle richieste economiche per gli edifici siti nei piccoli centri, già in discesa prima del lock-down. E proprio queste ultime soluzioni potrebbero ottenere adesso un discreto successo presso il pubblico – oltre che per i costi più accessibili, anche perché offrono generalmente la possibilità di fruire di spazi esterni più ampi rispetto agli appartamenti di città. In ogni caso, non si assiste per ora a un calo sensibile dei prezzi rispetto agli anni passati, tanto in città quanto nei piccoli comuni.

Naturalmente, l’atteggiamento “poco compromissorio” dei venditori dovrà necessariamente fare i conti con la disponibilità degli acquirenti che, se da un lato possono aver risentito della temporanea contrazione lavorativa, dall’altro, parallelamente, potranno incontrare qualche piccola criticità nell’accesso al credito. E comunque, il sentiment predominante presso la classe media sembrerebbe quello di voler sfruttare al massimo i risparmi propri cercando di limitare il più possibile il ricorso a mutui e prestiti.

Staremo perciò a vedere, nei prossimi mesi, se domanda e offerta troveranno un punto di incontro soddisfacente, in grado di far ripartire il mercato delle compravendite.

Una nicchia che pare non aver risentito di lock-down ed emergenza da coronavirus è invece il segmento degli immobili di prestigio. (E non si fatica a crederlo!)

E per gli affitti?

Gettando infine una rapida occhiata al mercato delle locazioni – che interessa in parte anche gli aspiranti compratori di case – notiamo che mostra qualche titubanza… Con la diffusione dello smart-working e con la sospensione e riprogrammazione delle lezioni universitarie, infatti, gli affitti di breve termine, tipicamente rivolti a studenti fuori-sede e lavoratori semi-pendolari, hanno inevitabilmente perso di attrattiva. La contrazione della domanda ha quindi già determinato un ribasso dei canoni di locazione soprattutto degli immobili ubicati nei grandi centri urbani – sedi di poli universitari, uffici pubblici, aziende –, e, in qualche caso, la trasformazione degli annunci di locazione in annunci di vendita. Si tratta di un fenomeno reattivo ancora transitorio, destinato a stabilizzarsi nei prossimi tempi (in un senso o nell’altro) secondo l’evolversi dei nuovi contratti lavorativi e l’eventuale implementazione di nuove modalità di frequenza universitaria. Ad ogni modo, è un dato da tenere in considerazione se si sta valutando di investire nel mattone!