Centro città o periferia: i cambiamenti portati dal Covid-19
L’arrivo del Covid-19 è stato un fattore scatenante per nuove modalità di lavoro. Gli uffici in tutto il mondo si sono svuotati, mentre i dipendenti sono passati alla modalità smart working in maniera temporanea o permanente. Non fa eccezione l’Italia, dove lo smart working si è di fatto imposto con grande efficacia nel sistema lavorativo pubblico e privato. Questo nuovo stile di vita ha portato diverse conseguenze nel settore immobiliare e nella scelta dei luoghi di residenza degli italiani. Si è assistito, infatti, a una sorta di esodo che ha visto le famiglie e i lavoratori spostarsi dal centro città verso le campagne e le zone rurali, spinte da motivazioni non solo economiche, ma anche di sicurezza.
Città o periferia: quali sono i vantaggi e gli svantaggi?
Quando si tratta di acquistare una casa, molte persone si chiedono se sia meglio scegliere la città o la periferia. La risposta dipenderà spesso dal budget a disposizione, ma non si tratta solo di questo. Quando decidi di comprare una tua proprietà, infatti, stai facendo un investimento a lungo termine, e devi innanzitutto capire cosa stai cercando da una casa e da una determinata zona. La città è sempre stata una scelta molto ambita, grazie ai servizi e alle comodità che offre: sport, musica dal vivo, teatro, ristoranti e bar. Inoltre, le grandi città offrono la possibilità di spostarsi con i mezzi pubblici, e accorciano di parecchio la distanza casa-lavoro, considerando che molti uffici centri lavorativi si trovano quasi sempre in centro.
Per quanto riguarda le periferie o le zone di campagna, esse offrono certamente una tranquillità che la città non è in grado di dare, ma lo svantaggio più discusso è sempre stato proprio il pendolarismo. Doversi alzare prima la mattina, spendere ore in macchina o dentro a un treno e tornare tardi a casa la sera non è certo ciò a cui un lavoratore ambisce. Tuttavia, già da un po’ di tempo, i luoghi di lavoro sono diventati più flessibili, e da questo punto di vista le cose sono decisamente state favorite dall’arrivo del Covid-19, che ha visto milioni di aziende chiudere gli uffici e autorizzare i propri dipendenti a lavorare da remoto per ragioni di sicurezza.
L’esodo verso le periferie
Dopo decenni in cui le persone si sono concentrate più verso le zone centrali cittadine, sembra che tutto sia stato capovolto con l’arrivo del Covid-19. La grande novità, infatti, è una sorta di esodo dei lavoratori e delle famiglie italiane verso le zone periferiche e di campagna. L’avvento dello smart working ha costituito un punto di svolta per il settore immobiliare, grazie alla possibilità di poter scegliere liberamente il luogo da cui lavorare e non essere più legati a un ufficio. Le zone rurali offrono numerosi vantaggi, primo tra tutti il prezzo, notevolmente inferiore a quello dei centri urbani. In periferia è possibile infatti acquistare a costi inferiori senza dover rinunciare allo spazio e alle aree esterne o verdi.
È possibile affermare che i cosiddetti Millennials, ovvero i giovani nati tra i primi anni 80 e la metà degli anni 90, siano i protagonisti indiscussi di quest’esodo. È la fascia di età a fare la differenza. Infatti, si trovano in un momento della loro vita in cui è più probabile che decidano di sistemarsi, formando famiglie o comprando una casa, e molti di loro decidono di farlo nelle periferie. Oltre al vantaggio dello smart working, ci sono altri fattori che hanno determinato questa sorta di fuga dai centri urbani. Infatti, con la pandemia tutti hanno sentito il bisogno di avere più spazi esterni e aree verdi in cui passare del tempo all’area aperta e sfuggire al caos urbano.
Covid-19: che ruolo nello spostamento verso le periferie?
Abbiamo visto come la pandemia abbia portato molte persone a riconsiderare il proprio stile di vita, favorendo uno spostamento verso le zone di campagna o di periferia per svariati motivi, prime fra tutti la libertà di lavorare da casa e la ricerca di aree esterne e verdeggianti. C’è però un altro fattore importante che va preso in considerazione, ed è quello della sicurezza. Da sempre, le periferie sono zone residenziali in cui si vive più tranquilli e si corrono meno pericoli rispetto al centro frenetico di una città. Tuttavia, le preoccupazioni in materia di sicurezza oggi non riguardano più solo la delinquenza, bensì anche (e soprattutto) il rischio di contagio. Le persone cercano di rifugiarsi nelle zone rurali per “sfuggire” alla contaminazione da Covid-19.
Le aree urbane, in particolare le grandi città, sono state le più colpite dal Covid-19, a causa di diverse ragioni. La densità è sicuramente una di queste, dato che nei grandi centri l’interazione sociale è maggiore e spesso inevitabile. Inoltre, le grandi città hanno reti di trasporti pubblici e internazionali ben collegati, che vengono utilizzati ogni giorno da milioni di pendolari portando a tassi di infezione più elevati. Un altro fattore da citare sono le condizioni di vita affollate: le persone che vivono in queste condizioni sono portate a un contatto ravvicinato e prolungato, favorendo la trasmissione del virus. Le località più piccole e rurali sono state, fino a poco tempo fa, meno colpite dai contagi, favorendo lo spostamento di molte persone verso quelle zone.
Come saranno i centri urbani post-covid?
Tra tutti gli interventi messi in atto e previsti per risollevare il paese dalla crisi economica, non si è ancora visto nulla che riguardi le città e gli spazi urbani. Tuttavia, è quasi inevitabile che la pandemia porterà a dei cambiamenti anche in quest’ambito, e ci sono infatti già dei suggerimenti da parte di molti enti, assessorati e associazioni. Uno degli elementi che dovrebbe essere rivalutato riguarda certamente le aree verdi, considerando l’importanza che hanno ormai assunto i temi ambientali tra i cittadini. Maggiore coscienza ambientale, infatti, porterebbe a un maggior benessere dei cittadini, riducendo anche i rischi sanitari. Tra le altre cose, le città post-covid vedranno un incremento dell’attività ciclo-pedonale e una sistemazione delle strade con materiali eco-sostenibili e una maggiore efficienza energetica.
Covid-19 e fuga dalle città: riflessioni finali
La pandemia di nuovo coronavirus non ha solo influito su come viviamo, ma anche su dove viviamo. Sulla base dei fatti analizzati, abbiamo visto come le grandi città densamente popolate e gli spazi affollati presentino un rischio maggiore di diffondere e contrarre il Covid-19, e come le persone scelgano sempre più di spostarsi in aree con meno persone, dove il rischio di infezione potrebbe essere inferiore. Inoltre, questa sorta di esodo è stata facilitata e accelerata dall’avvento dello smart working, e dalla possibilità di poter acquistare case più ampie e con spazi esteriori a prezzi inferiori. Il futuro è incerto, ma nell’era post-covid le città dovranno essere probabilmente ripensate per poter competere con le zone rurali e periferiche.