Coworking: nelle città europee sempre più diffusi gli uffici flessibili
Londra, Parigi, Stoccolma e Dublino ai primi posti per numero di spazi flessibili. L’analisi di Cushman & Wakefield.
11 milioni di metri quadri dedicati al coworking, in testa Londra che si colloca tra le città più attive in Europa con 1,1 milioni di metri quadri. L’Italia è il fanalino di coda, con gli uffici flessibili che rappresentano solo l’1,1% del totale a Milano e lo 0,4% a Roma, anche se stanno crescendo notevolmente.
È questa la situazione che emerge da un report realizzato da Cushman & Wakefield, in cui sono state analizzate oltre 40 città europee: il punteggio finale deriva da un’analisi di fattori economici ed immobiliari che sono alla base della domanda per spazi flessibili.
Di seguito, i punti presi in considerazione dall’analisi:
- risultati del report;
- indice realizzato da Cushman & Wakefield;
- cosa misura l’indice;
- Amsterdam e Berlino;
- Copenhagen, Dublino e Madrid.
I risultati del report Cushman & Wakefield
Dalla ricerca emerge che gli spazi per coworking, serviced office e spazi dedicati ad uffici flessibili sono pari a 11 milioni di mq. La città più attiva è Londra, con il maggior numero di spazi flessibili (1,1 milioni di mq) in Europa, pari al 4,6% degli uffici della città. La situazione in Italia? La percentuale di uffici flessibili è ancora piuttosto scarsa: 1,1% a Milano e 0,4% a Roma, tuttavia il numero è in crescita nelle due città. Questi spazi coprono una quota sul totale degli uffici inferiore rispetto alle altre città europee, ma la percentuale è cresciuta esponenzialmente negli ultimi 2 anni, passando dal 2% nel 2016 al 10% nel 2018 a Milano.
In testa alla classifica troviamo Londra e Parigi, ma nella graduatoria delle top 10 si collocano anche città come Stoccolma e Dublino che prospettano un’evoluzione interessante negli spazi di coworking.
L’indice di Cushman & Wakefield
L’indice realizzato da Cushman & Wakefield misura i fattori che favoriscono la domanda di spazi flessibili. Tra i fattori chiave che spingono la crescita degli spazi flessibili e/o coworking si trovano la crescita dell’economia digitale, l’attività imprenditoriale e i requisiti di flessibilità sempre più impellenti.
Cosa misura l’indice
I fattori presi in considerazione per le 40 città interessano quattro aree distinte: la dimensione del mercato, il contesto di business, le caratteristiche della popolazione, in relazione alla formazione accademica e settori di attività lavorativa e i catalizzatori per questo tipo di domanda. La combinazione dei vari fattori analizzati permette di stimare in quali città in Europa sia maggiore la propensione a passare dagli spazi tradizionali agli spazi flessibili, e dove sia più probabile che questo fenomeno accada rapidamente. Questo indice è uno strumento utile per gli operatori che hanno la necessità di individuare quei mercati in cui adeguare più velocemente l’offerta di spazi flessibili.
Oggi, sempre di più, vi sono aziende che oltre alla sede tradizionale ricercano spazi flessibili per potersi espandere in modo snello e al minor costo, in base al momento di mercato. Non solo per contenere i costi: gli spazi condivisi favoriscono l’incontro con realtà e mondi diversi da cui emergono nuove idee necessarie alla crescita di qualsiasi tipo di business. Nel futuro, dunque, si ritiene che crescerà la domanda per spazi misti anche da parte di aziende consolidate: gli uffici flessibili si andranno ad aggiungere sempre di più agli uffici tradizionali, creando un mix unico e innovativo.
Amsterdam e Berlino
Concentrandosi sulle singole città europee, il report analizza quelle più interessanti per gli sviluppatori di uffici in smart working. Tra queste, Amsterdam rappresenta un mercato degli uffici molto dinamico. Vi si trovano infatti tantissime start up e diverse piattaforme di lingua inglese. La città di Amsterdam è al nono posto della top ten di Cushman, in rapida crescita con un indice di 114.
Berlino è una città in grado di fornire un network consolidato di acceleratori e risorse finanziarie a uno stadio davvero iniziale. La sua forza è legata alla capacità di dare supporto alle idee fin dai primi istanti. Grazie al basso costo degli uffici, Berlino è diventata in poco tempo una città in grado di attirare tutti i nuovi creatori di business. La città si colloca al 7° posto con un indice di 116.
Copenhagen, Dublino e Madrid
A Copenhagen il settore della ricerca e sviluppo è dominato da Ict e life sciences; inoltre, la città è un vero e proprio centro di innovazione creativa in settori quali la moda, i film e il design. Il coworking è fondamentale per supportare tutti questi settori: lavorare in tech hubs, laboratori, centri di ricerca e parchi scientifici con soluzioni di smart working è molto diffuso. La città di Copenhagen è quinta nella classifica di Cushman con un indice di 126.
A Dublino il coworking va forte e lo spazio di crescita è ancora molto ampio: fin dagli anni ‘90 la città ha attirato investimenti diretti e stranieri che hanno favorito la creazione di posti di lavoro. Molte corporation internazionali hanno spostato a Dublino la propria sede, attirate dagli incentivi fiscali, il che ha generato uno spostamento di lavoratori qualificati e la creazione di start up, specialmente nel settore FinTech. Dublino si colloca in quarta posizione con un indice di 132.
In Spagna si è verificata una rapida crescita del coworking e degli spazi flessibili. La grande crisi ha lasciato un elevato tasso di disoccupazione e molte persone si sono trovate a dover lavorare come freelance. Anche il mercato degli uffici ha attraversato delle difficoltà. La combinazione dei due fattori ha favorito la forte crescita dello smart working, crescita che si prevede continuerà in futuro. Madrid è in nona posizione, con un indice di 100.